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La Shoah e i ragazzi della Scuola Media

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Mercoledì 27 gennaio, Giorno della Memoria, tutte le classi della Scuola media A. da Giussano hanno assistito alla proiezione del film “Corri ragazzo corri” presso la Sala don Caccia, Oratorio di Giussano.
Venerdì 29 gennaio, gli alunni di Terza media hanno ascoltato la testimonianza del sig. Carlo Colombo, novantenne giussanese ed ex deportato nei campi di concentramento.

  • LA MEMORIA DEL BENE

Il regista Pepe Danquart ha adattato per il grande schermo il romanzo “Corri ragazzo corri”, opera dello scrittore israeliano Uri Orlev. La vera storia di Yoram Friedman, sopravvissuto alla Shoah, oggi arzillo ottantenne, si snoda nelle sequenze cinematografiche e accompagna la nostra riflessione nel Giorno della Memoria. Ricordare l’orrore, lo sterminio, ma anche ricordare tra tanto male il bene. Viene raccontata una storia che si incanala nell’alveo dei film recenti impostati a dare un volto ai tanti “giusti” che in svariati modi aiutarono gli Ebrei a salvarsi. Nella pellicola non si vedono i campi di concentramento, con il recinto di filo spinato, le baracche e i camini; la narrazione segue la “corsa” di un ragazzo ebreo che fugge dal ghetto di Varsavia, trascorre quasi tre anni della sua esistenza nei boschi della Polonia, passando dalla compagnia di ragazzi alla macchia alla protezione di contadini cattolici, facendo esperienza della cattiveria dei Tedeschi e di chi lo vende per il vile denaro. Srulik, ragazzo ebreo, cambia nome e si reinventa per salvarsi; come Jurek Staniak (polacco e cattolico) avrà più possibilità di sopravvivere.  Fa freddo, c’è vento, c’è neve negli inverni passati all’aperto; Jurek si adatta a vivere tra gli alberi e nel suo cammino, raggiungendo diverse fattorie, ad offrire piccoli lavori di manodopera in cambio di ospitalità. Grazie a quei contadini anonimi, un ragazzo ebreo sopravvive alla foresta e allo sterminio. 
Fare memoria della Shoah significa non dimenticare non solo la cattiveria, ma anche la bontà umana: è questa la memoria del bene.
Prof.ssa  Chiara M. Dell'Orto

  • LA TESTIMONIANZA DI UN EX DEPORTATO

Venerdì scorso io e i miei compagni di classe, accompagnati dalla professoressa Grillo e dall’ educatrice Arianna, abbiamo preso parte ad un incontro con un ex deportato nei campi di concentramento, il signor Carlo Colombo. A questo incontro hanno partecipato anche le altre terze medie, il Dirigente scolastico, il sindaco e alcuni familiari del signor Colombo. L’incontro è durato solo poco più di un’ora, ma il signor Colombo è riuscito a far trasparire tutto l’orrore della guerra e dei campi di concentramento. Ci ha raccontato che venne rinchiuso nei lager quando aveva solamente diciannove anni,  non perché ebreo, bensì perché prigioniero di guerra e girò moltissimi campi di concentramento come Auschwitz, Mauthausen, ecc…                                                                      
Era costretto a lavorare dalla mattina alla sera e gli veniva dato da mangiare solo un tozzo di pane con un cucchiaio di margarina. Il signor Colombo ci ha raccontato diversi episodi che ha vissuto all’interno dei vari lager e  alcuni mi hanno colpito particolarmente. Per esempio, un giorno alcuni deportati erano in fila davanti alle docce; in verità non sapevano se stessero per fare la doccia o stessero per morire in una camera a gas. Una bambina ebrea si mise in ginocchio e urlò:“Signore, fa’ che non diventi fumo”. La bambina sapeva che se fosse morta nella camera a gas il suo corpo sarebbe poi stato cremato in un forno e sarebbe quindi diventato fumo. Questo episodio mi ha particolarmente scosso perché anche una bambina così piccola sapeva a cosa sarebbe andata incontro.                        
Un altro episodio che mi ha turbato è stato quello che il signor Colombo ha raccontato alla fine dell’incontro: diversi deportati, tra cui anche il signor Colombo, stavano viaggiando su un treno merci, quando arrivarono ad un ponte che non era ancora stato collaudato, ma che appunto stava per essere collaudato dal treno  su cui viaggiavano i deportati; per fortuna il ponte non presentava problemi  e quindi resse l’enorme peso rappresentato dal treno stesso. Se il ponte non avesse retto, moltissime persone sarebbero morte.                                
Molte altre frasi e parole del signor Colombo mi hanno colpito, ma una in particolare: egli disse che gli Ebrei e tutti i deportati vennero martoriati, ma nessuno subì violenze più delle donne, che prima di essere uccise, venivano torturate. Questo fatto mi colpì molto perché io sono una ragazza e non è giusto ritenere le donne inferiori agli uomini e torturarle, anche se, secondo me, le donne vennero uccise soprattutto perché sono le uniche che possono generare figli e quindi altri individui “impuri”. L’incontro con il sig. Colombo mi è piaciuto molto perché mi ha fatto riflettere sul valore di ognuno di noi. Spero che anche nei prossimi anni l’iniziativa venga sostenuta perché anche altri ragazzi possano vivere la mia stessa esperienza. 
Emma della classe 3^E